Milano, Italy
2 febbraio 2010
Le biotecnologie faranno il loro ingresso nell’agricoltura italiana in aprile. La sentenza del Consiglio di Stato che impone al Ministero delle politiche agricole di rilasciare a Silvano Dalla Libera, agricoltore di Pordenone e vicepresidente di Futuragra, l’autorizzazione a coltivare una varietà di mais OGM è stata notificata venerdì scorso al Ministero. Inizia dunque il conto alla rovescia verso il primo maggio, data limite entro la quale il maiscoltore vedrà definitivamente riconosciuto il suo diritto a seminare varietà di semi geneticamente modificati.
“La sentenza è inappellabile, ha chiarito Silvano Dalla Libera nel corso della conferenza stampa che si è svolta oggi a Milano. Non ci sono più scuse per bloccare l’esercizio di un diritto che mi è stato riconosciuto dal più alto organo della giustizia amministrativa del nostro Paese. Insieme a me ci sono già decine di agricoltori che in questi giorni mi hanno espresso la loro solidarietà e la loro ferma intenzione di seminare in aprile”.
I sostenitori di Futuragra, l’associazione di imprenditori che si batte per l’introduzione delle biotecnologie e per la libertà di scelta degli agricoltori, avevano già nel 2006 inviato 400 lettere per richiedere l’autorizzazione a seminare mais OGM, tutte respinte dal Ministero e all’origine del ricorso prima al Tar e poi al Consiglio di Stato. “L’obiettivo è di raggiungere le 1000 richieste nei prossimi mesi, prosegue Dalla Libera. Futuragra sarà al fianco di tutti gli agricoltori che vogliono innovare l’agricoltura italiana senza pregiudizi e senza ideologie”.
La mancata applicazione della sentenza creerebbe un danno enorme all’agricoltura italiana, che oggi sta affrontando una delle più grandi crisi degli ultimi anni. “Qualora ci fosse ancora impedito di esercitare il nostro diritto come ha lasciato intendere il Ministro Zaia, ha detto Dalla Libera, non esiteremo a chiedere i danni che già oggi possiamo quantificare per questa stagione di semina in 200 milioni di euro, vale a dire circa 400 euro per ettaro”. Circa un terzo della superficie italiana a mais è infatti esposta agli attacchi della piralide, un parassita che potrebbe essere contrastato con efficacia con il mais OGM.
Il mais destinato all’alimentazione animale è vitale per la zootecnia e quindi per l’agroalimentare italiano. I prodotti zootecnici rappresentano infatti il 91% del fatturato derivante dai prodotti DOP e IGP alla produzione, l’89% al consumo e il 94% del valore dell’export, secondo quanto emerso nell’ultima Giornata del Mais tenutasi a Bergamo il 25 gennaio scorso.
Gli agricoltori si sono già espressi chiaramente, come dimostra la ricerca di Demoskopea del marzo 2009 da cui risulta che Il 53% dei maiscoltori del Veneto e del Friuli, che rappresentano il 60% della superficie coltivata a mais nelle due regioni, era già allora favorevole alla coltivazione di OGM. “Sono sicuro, ha concluso Dalla Libera, che se oggi si ripetesse il sondaggio i risultati sarebbero ancora più schiaccianti. E Coldiretti, che si preoccupa solo oggi di lanciare un suo ‘referendum’ sugli agricoltori, può verificare che già allora oltre il 50% degli intervistati aderenti all’associazione ha dichiarato di essere pronta a coltivare OGM”.
Alla conferenza stampa milanese hanno preso parte anche esponenti del mondo scientifico aderenti a Sagri (Salute, agricoltura e Ricerca), l’associazione gemellata con Futuragra, che vuole contribuire su basi scientifiche al dibattito sugli OGM. Sono intervenuti Gilberto Corbellini, Presidente di Sagri e docente di storia della medicina e di Bioetica presso l’Università La Sapienza di Roma, Francesco Sala (docente di Botanica Generale all’Università di Pavia e all’Università di Milano) e Roberto Defez (ricercatore presso il CNR).